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La favola del ligustro e del merlo

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(Da una novella di Leonardo da Vinci)
Un alto ligustro  sentì, all’improvviso, smuovere con violenza i suoi sottili e lunghi  rami, pieni di bacche  nere,  nonchè devastare le sue foglie e scorticare la sua tenera corteccia da artigli pungenti e da beccate  molto dolorose. 
Era un merlo, che stava cibandosi  dei novelli suoi frutti.
Il ligustro allora espresse tutto il suo rammarico per questa aggressione  e pregò il merlo di non privarlo delle sue foglie, perché ne aveva un gran bisogno. Esse erano una difesa contro i raggi caldi e cocenti dell’estate.
L’uccello allora, per tutta risposta,  non risparmiò al povero ligustro parole arroganti e villane. Gli disse: “Taci, sterpo selvatico! Non sai che la natura ti ha fatto per produrre queste bacche per mio nutrimento? Non sai tu, villano, che nel prossimo inverno  non sarai altro  che nutrimento e cibo per il fuoco?”

Il povero albero zittì all'istante, sopportando il tutto con grande pazienza e  senza piangere. Intanto cominciava ad intrecciare tutto intorno al  villano merlo i suoi sottili rami, fino a formare una ragnatela che, in breve, imprigionò e privò della sua libertà l'arrogante uccello. Felice e contento del suo operato,  l’albero allora si rivolse al merlo, dicendo:  “Caro merlo, io sono ancora qui senza essere consumato dalla fiamma che mi prospettavi. Al momento ho visto prima te in una prigione di vimini che io bruciato nel camino.”
Morale della favola
E’ una favola che contiene in sé una grande lezione di vita.  In essa s’intende  affermare il principio d’inevitabilità  o d’ineluttabilità di certuni eventi, un principio che sembra  governare l’universo  in cui viviamo. 
E’ un richiamo al famoso proverbio “Chi la fa, l’aspetti” oppure  a quello analogo di Chi di spada ferisce, di spada perisce”….In parole semplici, colui che pone in campo un’azione non positiva a danno di altri, dovrà aspettarsi risposte dello stesso tipo.
Prima o poi, egli stesso sarà fatto oggetto di azioni simili. 

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