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La volpe e la cicogna

13:03 Posted In Edit This 0 Comments »
Questa favola, come peraltro tutte le favole, assolve ad un finalità prettamente educativa. Intende indicarti il modo secondo il quale, in relazione agli eventi che ti accadono nella vita, dovresti conformare la tua condotta. Ogni favola, a differenza della fiaba, reca in sé una "morale", che viene, quasi sempre, esplicitata alla fine della narrazione.
Volendo attenerci alla morale contenuta in questa favola, ecco quanto essa vuole comunicare. Nella vita non bisogna  mai fare un torto o un danno ad alcuno, ma se, per caso, se ne riceve, allora è bene ricambiare l’artefice con la stessa moneta, rendendo “pan per focaccia”. In termini più etici  e, secondo un detto comune, la morale potrebbe tradursi in “chi la fa, l’aspetti”.
Ma andiamo alla narrazione della favola.
La volpe e la cicogna erano unite da un’amicizia di lunga data. Un giorno la volpe, che era alquanto buontempona, invitò a pranzo la cicogna. Approntò per lei una buona minestra e gliela servì in un piatto abbastanza largo. La cicogna, essendo dotata di un becco molto lungo, purtroppo non riuscì a cibarsene. Potè bagnarsi a malapena l’estremità del becco. Si alzò da tavola più affamata di prima e molto amareggiata per il torto ricevuto. 
L’amica volpe aveva approfittato della sua buona fede e per questo, ora, le toccava ricambiare “la cortesia” con  un’uguale risposta. Invitò  pertanto  la volpe  a casa sua per il giorno dopo. La cicogna approntò  per la volpe uno squisito  pranzetto, servendolo in un recipiente stretto e lungo, adatto più propriamente alla conformazione del  suo becco che al muso dell'amica. In virtù di ciò la volpe dovette accontentarsi di leccare la parte esterna del contenitore, rimanendo, parimenti a quanto successo il giorno prima all’amica cicogna, completamente  a digiuno,

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Come risparmiare sulla bolletta del gas metano

13:59 Posted In Edit This 0 Comments »
Ritieni che i costi della tua bolletta del gas siano abbastanza elevati, o quantomeno tali da pesare un po’ troppo sul bilancio familiare? Ti piacerebbe abbassarli, riducendone magari gli sprechi? Ti basterà adottare espedienti razionali, molto semplici ed efficaci. 
Tanto per iniziare, cerca in Internet la tariffa gas più consona ai tuoi abituali consumi. Oggi, grazie alla liberalizzazione del mercato del gas, tutto questo è possibile. Puoi infatti operare una scelta tra differenti tipi di tariffe: quella di Maggior Tutela regolata dall’Autorità Garante per l’energia che ne determina i prezzi ogni trimestre oppure quella, a costi più competivi, del Libero Mercato. Perché prezzi più competitivi? Perché nel Libero Mercato il cliente è “libero” di scegliere, tra numerose offerte commerciali, la tariffa più vantaggiosa.
Se intendi essere informato sulle varie offerte in materia, ti basterà  digitare nel motore di ricerca “confronto tariffe gas” e ti si parerà davanti una sequela di portali.
Scegline uno, compila  la scheda  con i dati richiesti e saprai, in poco tempo, chi ti offre la tariffa più adatta a te.

RISCALDAMENTO A METANO
Intanto chiediamoci quali accorgimenti bisognerebbe adottare per risparmiare sulla voce più “pesante” della bolletta: il riscaldamento a metano. Per ridurne di molto i consumi stiamo attenti ad eventuali dispersioni di calore nell’appartamento. Individuiamo ed eliminiamo, ad esempio, gli  spifferi con i quali troppo spesso conviviamo, con la messa in opera, se possibile, di finestre a doppio vetro. Sarebbe altresì preferibile fare uso dei pannelli riflettenti da inserire tra calorifero e muro. Sono abbastanza economici e ci affrancheranno, in breve tempo, dai costi troppo alti nella bolletta. Comunque, se non intendiamo sobbarcarci queste spese, è sempre possibile utilizzare i classici paraspifferi imbottiti in stoffa, oppure “siliconare” le fessure di finestre, porte o quant’altro simile.

FORNELLI  IN  CUCINA
E passiamo ai suggerimenti per limitare il consumo del gas dei fornelli cucina. Iniziamo  dalla pentola a pressione. Se ne possiedi una, usala spesso per la cottura di qualsiasi alimento, sia a breve che a lunga durata, perché la rapidità di cottura ti comporterà un risparmio di gas non indifferente. Si parla di oltre il 60 per cento.
E che dire poi dell’alleato “coperchio”? Per evitare la dispersione di calore e velocizzare l'ebollizione dei liquidi e la cottura di quanto contenuto nelle pentole normali è buon'abitudine farne un uso assiduo. Sappi che anche la scelta di pentole, padelle e coperchi in vetro o in ceramica, a differenza di quelli in metallo, ci fanno risparmiare gas, perché  trattengono molto il calore e lo trasferiscono agli alimenti. Ricordati di riservare ai bruciatori una particolare cura; tienili sempre puliti. In questo modo essi rifletteranno efficientemente il calore. Quando poni una pentola sul fuoco, scegli sempre la dimensione giusta del bruciatore, avente cioè un diametro adatto al recipiente, senza spreco di fiamme all’esterno. Meglio se più piccolo che più grande!

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Lisciva: un detersivo fatto con cenere a costo zero

14:10 Posted In Edit This 0 Comments »
Vuoi conoscere un’alternativa ai detergenti commerciali e risparmiare un bel po’ di soldini al mese? Oggi come oggi sarebbe proprio il caso, non credi? Quello che ti proporrò altro non sarebbe che un detergente “vecchia gloria” dei tempi andati e cioè delle nostre bisnonne, con un elevato potere pulente e sgrassante e, quel che più conta, a costo zero. Intendo riferirmi alla ecosostenibile lisciva, che, una volta fatta in casa e diluita con acqua in proporzione di un bicchiere ogni litro d’acqua, è ottima per tutti gli usi domestici: pavimenti, piatti, bucato, macchie, sanitari, piastrelle, ad eccezione dei materiali in marmo. Quali sarebbero i componenti della lisciva? Nient’altro che cenere di legna e acqua di rubinetto. Sulle orme delle nostre bisnonne potremmo aggiungervi anche del grasso come il lardo, ma noi faremo senza. Chi ha in casa un camino o una stufa a legna potrà fare lisciva in quantità considerevole, tale cioè da utilizzarla per tutto l’anno. Ma vediamo come si prepara. Premetto che la si può approntare in tanti modi differenti. Noi siamo soliti adottare la procedura riportata qui di seguito.
COME SI PREPARA
Una volta raccolta una tot quantità di cenere, è buona norma setacciarla, per eliminare eventuali residui di carbonella. Poi si prende un bel pentolone (meglio se vecchio) e si versa in esso cenere e acqua nelle proporzioni di 1 a 5. Lasciamo sobbollire il tutto, a fuoco basso, avendo cura di mescolare ogni tanto con un bastone di legno. Più il composto bollirà e più s’incrementerà il potere pulente e sgrassante del prodotto. Per essere sicuri che la lisciva sia pervenuta al suo punto ottimale, prima di spegnere la fiamma sotto la pentola, facciamo un piccolo assaggino del liquido: poniamone sulla lingua una goccina. Se la si sentirà pizzicare, significa che la bollitura è sufficiente. In tutti i casi non bisogna superare mai il limite massimo di bollitura, quantificabile in due ore. Spegnere quindi la fiamma sotto la pentola, togliere il pentolone dal fornello e lasciare riposare il contenuto all'incirca 12 ore.
Quindi approntare un panno in cotone bianco e un mestolone. Preleviamo il liquido e riversiamolo in un contenitore di plastica, filtrandolo col panno in cotone posto sulla bocca di un imbuto. Il liquido raccolto sarà appunto la lisciva a lunghissima conservazione. Cosa farne invece del deposito residuale pastoso di cenere che resta nel pentolone? Lo si può usare a mo’ di polvere abrasiva direttamente su una spugna per disincrostare parti o utensili molto sporchi. Un’avvertenza prima di concludere. La lisciva, diversamente dalla pasta di cenere che lo è di meno, è una sostanza molto basica. In ragione di ciò, durante il suo utilizzo per tutte le pulizie domestiche, è preferibile proteggere le mani con guanti in gomma
.


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IL LEONE E IL TOPO

04:41 Posted In Edit This 0 Comments »
E’ una delle tante belle favole di Esopo di facile comprensione
e di grande efficacia valoriale,specie in questa nostra attuale società.
In una verdeggiante radura, sotto un tiepido sole, un leone sta beatamente dormendo. Ecco che all’improvviso un topolino, ignaro del pericolo, inizia a correre, avanti e indietro, sul suo corpo. Il leone, una volta svegliatosi, alquanto arrabbiato, blocca l’andare sconsiderato della bestiola, ponendole una zampa sopra. E' intenzionato a sbranarsela, quando si sente supplicare: “Ti chiedo perdono! Lasciami andare libero. Io non dimenticherò mai la tua generosità e spero che un giorno potrò ricambiarla”.
A queste parole il leone comincia a ridere e a beffeggiare l'insignificante animaletto, evidenziandone la  “nullità“ di contro alla maestosità della sua  prestanza fisica. Decide, comunque, di alzare il suo grosso zampone e di lasciare la bestiola libera di andarsene.
E venne il giorno.......
E venne il giorno in cui il leone cadde prigioniero di uno stuolo di  cacciatori. Venne legato, con una grossa corda, ad un albero, in attesa  di un trasporto nel luogo destinato. Fu allora che il topolino udì i lamenti del suo amico e, non appena vide  i cacciatori allontanarsi, per un attimo, dal posto, pensò che fosse giunto il momento d’intervenire e di contraccambiare il piacere ricevuto tempo addietro. Accorse allora presso il leone e cominciò a rosicchiare la corda che lo teneva legato all’albero.
Rosicchia e rosicchia… la corda si spezzò. Il leone era libero! Prima di lasciarlo, il topo gli disse: “Tempo fa  mi hai beffeggiato  alla grande,  pensando  di non poter ricevere una ricompensa da me in cambio della libertà concessami. Ora sai che anche noi, per quanto piccoli e deboli, possiamo essere utili ai grandi e potenti come te.“
Morale della favola: In questo mondo tutti abbiamo bisogno l’uno dell’altro, senza distinzioni  tra umili e potenti, forti e deboli, ricchi e poveri.

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Risparmiare sul bucato con le noci del sapone

12:30 Posted In Edit This 0 Comments »
La parola d’ordine del momento è risparmiare…risparmiare…risparmiare. Siamo purtroppo attanagliati nella morsa di una crisi economica che non sappiamo fino a quando durerà.
Di una cosa io sono perfettamente cosciente: la ripresa non è affatto dietro l’angolo, come ci viene continuamente detto. Ce lo confermano le nostre finanze che languiscono di giorno in giorno.  E allora per quanto ci sarà  possibile proviamo ad individuare tutte le vie volte a gestire al meglio le nostre spese di casa e a gravare di meno sul bilancio mensile.
Pensiamo, per un attimo, a quanto potremmo risparmiare, ad esempio, se riusciamo ad abbattere i costi dei detersivi  commerciali per il lavaggio del bucato. Tanto… molto direi!
In che modo? Usando detersivi naturali tuttofare come le “noci del sapone”. Nel guscio di questi frutti, provenienti dall’India, si trova una sostanza schiumogena  chiamata “saponina” che non solo deterge in modo ottimale qualsiasi tipo di tessuto, con un’efficacia che alcuni dicono superiore ai normali detersivi commercializzati, ma ha anche proprietà disinfettanti e addirittura antiparassitarie. Con un chilo di gusci di noci si può lavare il bucato di un anno intero. Di quanto allora sarebbe il risparmio? Si potrà risparmiare il 50% in meno della spesa annua di detergenti per panni. Anche se in qualche ipermercato è possibile trovare questo prodotto, massimamente si acquista on line nei formati da 500 gr o da un chilo. Il costo è davvero basso, perché una confezione di un  chilo di noci di sapone, sufficiente, ripeto, per un anno di  bucato si aggira grossomodo  sui  15-18 euro, dipende dai siti dove lo si ordina.  Come funziona? Basta mettere qualche guscio di noce nel sacchettino  di cotone che trovi all’interno della confezione, inserirlo in lavatrice assieme al bucato e attivare  un normale ciclo di lavaggio.
Con una piccola quantità di gusci di noci (in numero  di 4) sarà possibile lavare ben 5 kg di biancheria, con l’aggiunta che il potere lavante dei gusci non finisce mica qui. Che vuol dire? Che puoi riutilizzare lo stesso sacchetto con gli stessi gusci di noce ancora per altri 3 lavaggi.
Prima di concludere vorrei evidenziare  il fatto che le noci del sapone vengono chiamate anche noci “lavatutto”.  Con esse, oltre al bucato, si possono fare tante altre pulizie, da quelle domestiche (stoviglie, pavimenti, bagni ecc..) a quelle d’igiene personale  (corpo, capelli ecc…). Quindi…un ulteriore risparmio di detergenti!
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Come difenderci dalle tarme con prodotti fai da te

02:12 Posted In Edit This 0 Comments »
 
Chissà quante volte ti sarà capitato di vedere svolazzare negli armadi, nei ripostigli, nei cassetti o in altri ambienti della casa delle minuscole farfalle dalle ali molto sottili, di colore giallo-oro. Sono le tarme, insetti volanti ormai allo stadio adulto. Una domanda: “Perché mai esse prolificano massimamente nei luoghi sopra citati, procurando non pochi danni ai nostri capi in lana, in cotone, in seta, nonchè alle pellicce, alle coperte e ai tappeti?”  
Semplicemente perché qui le larve trovano l’alimento principe per svilupparsi, la ben nota "cheratina", ma non solo questa!... Esse, per sopravvivere, hanno bisogno anche del grasso, di quel grasso che resta depositato sui capi di vestiario (colletti, polsi ecc…) quando  li riponiamo sporchi  negli armadi. Per evitare tutto ciò, per arrestare la crescita delle  larve, a cui vanno imputati i maggiori danni, sarebbe il caso di ripulire, a fine stagione, i nostri abiti smessi o, quanto meno, di spazzolarli o, ancor meglio, una volta lavati, custodirli in sacchetti di plastica.

Purtroppo, quando la prolificazione di questi insetti, la fa ormai da padrone nelle zone umide e buie  della  casa, per liberarcene, non facciamo altro che ricorrere ai prodotti chimici  antitarme che si trovano in commercio e cioè alle palline di naftalina o di canfora. Va detto in proposito che questi prodotti, oltre ad essere irritanti e molto tossici per inalazione, sono stati segnalati, da chi di dovere, come sostanze cancerogene. Quindi, se possibile, stiamone alla larga!  Volgiamoci invece al salutare “fai da te”, preparando in casa degli antitarme naturali. Vediamo quali.
FAI DA TE
Per prima cosa cerchiamo di munirci di sacchettini dadisporre negli armadi e nei cassetti, una volta aver inserito al loro interno quanto la natura ci offre per combattere le tarme. In verità non sono poche le erbe di cui possiamo disporre e che vengono decantate come eccellentiantitarme. Esse vanno dalla lavanda alla menta, dal rosmarino ai chiodi di garofano, e ancora dalle foglie fresche di alloro  alla buccia essiccata di limone o di arancia fino ai bastoncini di cannella. Potremmo, volendolo, cucire noi dei sacchettini-contenitori, riciclando pezzi di stoffa in deposito, completamente a costo zero.
Ma se proprio non ne siamo capaci, cerchiamo di utilizzare dei vecchi fazzolettini. Stendiamoli su una superficie piana, mettiamo al centro  di essi alcune delle erbe menzionate, chiudiamoli, poi, a mo’ di fagottino,  legandoli all’estremità con un nastrino o quant’altro a disposizione. Va aggiunto  che la preparazione di questi sacchettini  con mix di erbe varie, oltre a proteggere i nostri indumenti dalle tarme, sprigioneranno nell’ambiente, dove sono riposti, un gradevole profumo. Prima di concludere vorremo ricordare che le erbe menzionate possono essere sostituite anche da alcune gocce di oli essenziali, in vendita presso i negozi di erboristeria. Basterà  imbere di essi dei batuffoli di cotone.
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Macchie di profumo sui vestiti: come rimuoverle

01:12 Posted In Edit This 0 Comments »
A chi non è mai capitato di ritrovarsi sui vestiti della macchie di profumo? Chi più, chi meno, credo che ciascuno di noi sia andato, almeno per una volta, soggetto a quest'inconveniente. Senza dubbio, al momento dell’accaduto, ci si è arrabbiati contro se stessi per la sbadataggine e la scarsa attenzione posta in campo. Poi ci si è preoccupati sul come intervenire per rimuovere il danno procurato e recuperare così il capo di vestiario.
Premettiamo che, nell'esplicitazione dei vari interventi su questo tipo di macchia, si sentirà continuamente parlare, di un “pretrattamento” della stessa, da farsi prima del lavaggio vero e proprio. Perché mai? Per il semplice motivo che il lavaggio, specie con acqua calda, rende la macchia definitivamente indelebile.
Ciò premesso, iniziamo a parlare di quegli inestetici aloni giallognoli che ci ritroviamo sui vestiti, perché, come già detto in precedenza, per una disattenzione abbiamo diretto lo spruzzo del profumo sul vestito e non sulla pelle. Diciamo subito che se il danno è recente, le macchie cioè sono "fresche”, sarà sufficiente immergere il capo in acqua fredda oppure strofinare la zona macchiata, a secco, con la semplice aggiunta di sapone di Marsiglia. Solo successivamente si potrà passare  al normale lavaggio.
Qualora la situazione però non dovesse risolversi, si consiglia d’imbere un batuffolo di ovatta con acqua ossigenata a 12 volumi e pretrattare nuovamente la macchia.
E se le macchie di profumo sono  “secche”,  del tutto  asciutte? Senza dubbio la loro rimozione sarà più complicata.
Se il tessuto inficiato  è  di cotone, proviamo ad imbere di trielina, in quantità assai ridotta, uno straccio pulito e a tamponare con esso l’area macchiata. Attenzione! Subito dopo questo pretrattamento, il  capo andrà  lavato,  perché l’uso del solvente menzionato, sostando di più, potrebbe fare dei danni ulteriori alle fibre.
Se, al contrario, siamo in presenza di un  capo  più delicato si può provare a  smacchiarlo con la saponaria, una polvere che ha un forte potere assorbente. Basterà infatti distribuirlo sulla macchia e attendere una quindicina di minuti prima di intervenire con la fase ultima del lavaggio.

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Come conservare al meglio gli indumenti di lana

05:16 Posted In Edit This 0 Comments »
Quando di un capo di vestiario se ne termina stagionalmente l’uso, esso viene riposto in genere o nell’armadio o nei cassetti. Al di là di questo, quello che va tenuto in debito conto è come aver cura dello stesso, conservandolo al meglio nel tempo. Qui di seguito la procedura ottimale.
Lavaggio
E’ buona norma, prima di riporre un qualsiasi indumento in lana, sottoporlo ad un lavaggio igienicamenterigenerante per le fibre di cui si compone. Approntiamo pertanto una bacinella piena di acqua tiepida, in cui in precedenza avremo sciolto del sapone in scaglie (del tipo Marsiglia) oppure del sapone neutro o, se si preferisce, dei detersivi delicati appositi. Immergiamo nell’acqua il capo e lasciamolo imbere ben bene del liquido approntato. Mentre lo stesso si trova in ammollo, cerchiamo di comprimerlo più e più volte con le mani, tenendoci ben lungi da qualsiasi tentazione di strofinamento.
Risciacquo e compressione
Passiamo poi al risciacquo, facendo uso di acqua ed aceto bianco (o succo di limone). Questo perché il capo non abbia ad infeltrirsi. Non ci resta che strizzarlo per la fuoriuscita della maggior quantità di acqua possibile. L’intervento va fatto per “compressione”, ossia ponendo l’indumento in un asciugamano di spugna e operando su esso una specie di schiacciamento, evitandone così un’eventuale deformazione. E siamo quasi alla fine!
Stendiamolo ora su una superficie piana, cercando di ridargli, con le mani , la sua forma originaria. Nel riporlo negli armadi o nei cassetti non dimentichiamoci di proteggerlo dalle tarme, insetti dannosi per i capi in lana. Basterà avvolgerli, una volta lavati, in fogli di giornali o in buste di plastica o, ancora meglio, in sacchetti sotto vuoto. Se possibile, cerchiamo di evitare l’uso dei repellenti chimici antitarmeche si trovano in commercio come naftalina e canfora, in quanto dannosi alla nostra salute.

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