La volpe e la cicogna
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Questa favola, come peraltro tutte le favole, assolve ad un finalità prettamente educativa. Intende indicarti il modo secondo il quale, in relazione agli eventi che ti accadono nella vita, dovresti conformare la tua condotta. Ogni favola, a differenza della fiaba, reca in sé una "morale", che viene, quasi sempre, esplicitata alla fine della narrazione.
Volendo attenerci alla morale contenuta in questa favola, ecco quanto essa vuole comunicare. Nella vita non bisogna mai fare un torto o un danno ad alcuno, ma se, per caso, se ne riceve, allora è bene ricambiare l’artefice con la stessa moneta, rendendo “pan per focaccia”. In termini più etici e, secondo un detto comune, la morale potrebbe tradursi in “chi la fa, l’aspetti”. Ma andiamo alla narrazione della favola.
La volpe e la cicogna erano unite da un’amicizia di lunga data. Un giorno la volpe, che era alquanto buontempona, invitò a pranzo la cicogna. Approntò per lei una buona minestra e gliela servì in un piatto abbastanza largo. La cicogna, essendo dotata di un becco molto lungo, purtroppo non riuscì a cibarsene. Potè bagnarsi a malapena l’estremità del becco. Si alzò da tavola più affamata di prima e molto amareggiata per il torto ricevuto.
L’amica volpe aveva approfittato della sua buona fede e per questo, ora, le toccava ricambiare “la cortesia” con un’uguale risposta. Invitò pertanto la volpe a casa sua per il giorno dopo. La cicogna approntò per la volpe uno squisito pranzetto, servendolo in un recipiente stretto e lungo, adatto più propriamente alla conformazione del suo becco che al muso dell'amica. In virtù di ciò la volpe dovette accontentarsi di leccare la parte esterna del contenitore, rimanendo, parimenti a quanto successo il giorno prima all’amica cicogna, completamente a digiuno,
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Volendo attenerci alla morale contenuta in questa favola, ecco quanto essa vuole comunicare. Nella vita non bisogna mai fare un torto o un danno ad alcuno, ma se, per caso, se ne riceve, allora è bene ricambiare l’artefice con la stessa moneta, rendendo “pan per focaccia”. In termini più etici e, secondo un detto comune, la morale potrebbe tradursi in “chi la fa, l’aspetti”. Ma andiamo alla narrazione della favola.
La volpe e la cicogna erano unite da un’amicizia di lunga data. Un giorno la volpe, che era alquanto buontempona, invitò a pranzo la cicogna. Approntò per lei una buona minestra e gliela servì in un piatto abbastanza largo. La cicogna, essendo dotata di un becco molto lungo, purtroppo non riuscì a cibarsene. Potè bagnarsi a malapena l’estremità del becco. Si alzò da tavola più affamata di prima e molto amareggiata per il torto ricevuto.
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