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Saper riciclare vecchi centrini e residui di stoffa

07:32 Posted In Edit This 0 Comments »
Hai dei centrini all’uncinetto  che non usi più o che ti sono venuti a noia? Prendili e fanne riciclo, trasformandoli in cestini, sempre utili a contenere cianfrusaglie e a mettere ordine sui ripiani.  La stessa cosa dicasi per pezzi di stoffa residuata che non si sa cosa farne. Vediamo come operare.
Prendi un contenitore e versa dentro un po’ di acqua e il doppio di colla vinilica. Le proporzioni  dovranno essere due  di colla e una di acqua. Puoi anche usare il vecchio  sistema della nonna, facendo sciogliere sul fuoco  acqua e zucchero in quantità pari,  ad esempio, 2  cucchiai di zucchero e 2 di acqua. Il cestino, fatto col centrino a uncinetto, è stato eseguito col sistema a colla, il secondo quello con la stoffa con lo zucchero.
Con  una cucchiaia di legno rigira per bene, in modo da far sciogliere il componente scelto, sia esso  colla (a freddo)o  zucchero (sul fuoco).  
Appena  il tipo di soluzione scelta sarà pronta, immergi  in essa il centrino, strizzalo più volte e poi reimmergilo nuovamente fino a quando non si sarà imbevuto  per bene. 



Se  intendi fare un cestino di stoffa, ti consiglio di farti prima il modello su carta (un semplice cerchio), poi lo appunti con spilli sulla stoffa e in ultimo tagli quest’ultima.
Una volta imbevuti i centrini  in acqua e colla o in acqua e zucchero, poggiali  su una base, a seconda della forma che vuoi che essi assumano,  e ovviamente nel rispetto delle misure. Potrai  utilizzare una bottiglia di plastica tagliata, il fondo di un vaso capovolto, un barattolo di caffè, un boccaccio in vetro ecc …regolati tu! Io ad esempio ho usato due barattoli  di vernice di differenti dimensioni. Metti un cartoncino sotto, a protezione del liquido che, senza dubbio,  colerà dall’uno o dall’altro cestino, una volta posizionati. Fai attenzione a poggiarli sull’oggetto-base, in modo  che il centro dell’uno  coincida col centro dell’altro. Poi con le mani accosta per bene la parte pendente del centrino, facendola aderire il più possibile al contenitore che  stai usando. Lascia asciugare per tutta la notte.









Al mattino, quando essi si presenteranno bene induriti, sfilali dal contenitore dove sono  stati poggiati e abbelliscili come meglio ti aggrada. Io, a quello in stoffa, ad esempio,  ho aggiunto il manico  con un semplice  pezzetto di filo dolce, avvolto da stoffa. Poi ho riciclato dei fiorellini  delle bomboniere e li ho disposto ai lati e al centro dello stesso.
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Come insegnare ai bambini ad allacciarsi le scarpe

15:41 Posted In Edit This 0 Comments »
Oggi come oggi è vero che buona parte delle scarpe per bambini sono dotate di chiusura in velcro, però è pur vero,  ed oltretutto anche un bene  che i bambini,  tra 5 e 6 anni, apprendano ad allacciarsi le scarpe, se queste sono dotate di lacci e non di velcro,  per una  conquista di autonomia e indipendenza.  Sappiamo benissimo  che non è un apprendimento facile e veloce. Richiede da parte dei bambini una buona dose di concentrazione,  di pazienza e di costanza  nel ripetere l’esercizio, più e più volte se necessario, specie quando non si riesce subito nell’intento. Nel momento dell’esercitazione pratico-dimostrativa dell’insegnamento la prima cosa da fare è  quella di non posizionarsi di fronte al bambino, ma di affiancarlo e di fargli eseguire, o meglio copiare,  gli stessi movimenti. Prima d’iniziare però raccontiamogli una storiella che potrà servirgli da supporto nel ricordare le sequenze dei movimenti da fare. L’ho intitolata “La tenda indiana”.  Nell’invitarlo all’ascolto, diciamogli anche d’illustrala servendoci  proprio  dei lacci delle scarpe. Iniziamo.
Un giorno ad un bimbo fu regalata una tenda indiana (incrociare i lacci a mo’ di triangolo). Il papà pensò bene di posizionarla nel giardino che circondava la casa.
Il bimbo era molto felice e si divertiva  durante la giornata ad entrare  per giocarvi (infilare nell’apertura uno dei 2  lacci e farlo fuoriuscire dall’altra parte). 
Una brutta notte un forte vento buttò a terra la tenda (tirare le estremità dei due lacci).  Il bimbo al mattino, nel vedere la tenda completamente a terra,  scoppiò in un pianto dirotto.
Un coniglietto, che si trovava nelle vicinanze, si mosse a compassione per quel pianto accorato (formare con i lacci due orecchie di coniglio).
Si avvicinò al bambino e gli disse: “Non temere, tra poco ti rimetterò in piedi la tenda". 


Infatti, in un baleno, incrociò le sue lunghe orecchie (incrociare nuovamente i due lacci) ed ecco riformarsi la tenda.

Fu tanta e tale la gioia del bambino che invitò l’amico coniglietto ad entrarvi (infilare un orecchio nell’apertura della tenda). 

L'entrata si chiuse dietro di loro e la  tenda assunse la forma delle orecchie del coniglietto (tirare le due orecchie e stringere  definitivamente i lacci)  e come in tutte le storie… i due protagonisti vissero felici e contenti.

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LA CAPRA E IL LUPO: morale della favola

05:12 Posted In , Edit This 0 Comments »
E’ una favola dal sapore tutto etnico, appartenente alla terra del Marocco, ma  abbastanza conosciuta anche  in Italia. E’ popolata delle classiche figure che ritroviamo anche negli autori classici greci. In essa si mette in evidenza il forte legame che unisce madre e figli. Ecco il contenuto della favola.
Un giorno una capra decise di andare in cerca di cibo per i suoi piccoli. Raccomandò a questi di non aprire l’uscio a nessuno in sua assenza. Non appena mamma capra si allontanò, ecco approssimarsi  alla porta  di casa  dei 7 caprettini il lupo che, fingendosi mamma capra e camuffando alquanto la voce, chiese ai piccoli di aprirgli.
Questi pensarono bene di guardare tra le fessure, sotto la porta e prontamente dissero: ”Tu non sei la nostra mamma, perché le tue zampe sono nere e non bianche e anche la voce non è quella che conosciamo".
Ovviamente il lupo non potè che desistere dall’impresa e ritornare nella sua tana. Una volta qui, pensò e ripensò a come poter ingannare i piccoli della capra.
Si cosparse le zampe di farina e ritornò a bussare alla porta della casa. Invitò nuovamente i piccoli ad aprire, imitando ancora una volta la voce dolce e suadente della mamma. Diceva di  avere le corna piene di erba fresca per loro e anche molto latte in seno.

I poveri e ignari caprettini, vedendo che le zampe erano bianche, caddero nell’inganno e aprirono la porta. Una volta visto che era il lupo, cominciarono a sparpagliarsi per la casa allo  scopo di  nascondersi dove e come meglio potevano. Chi sotto il tavolo, chi sotto il letto, chi nell’armadio,  chi nel pendolo dell’orologio  e via discorrendo….Il famelico lupo, purtroppo,  li scovò ad uno ad uno ad eccezione del più piccolo, quello che aveva trovato rifugio nel pendolo. Li mangiò in un boccone e, completamente sazio, andò a dormire sotto un albero, nel bosco.
Quando mamma capra rientrò, non trovò più i suoi piccolini. Immaginatene l’afflizione!!... Aveva capito benissimo di chi poteva mai essere la colpa e mentre si disperava a più non posso, ecco correrle incontro il piccolo capretto, quello nascosto nel pendolo, l’unico che si era salvato dalla strage. Questi raccontò alla mamma tutto quello che era accaduto e insieme cercarono di trovare una soluzione alla tragedia. Pensa e ripensa ed ecco pervenire nella mente di mamma capra un’idea formidabile. Rivoltasi al piccolo gli disse: “Prendi un paio di forbici, del filo di cotone, un ago e seguimi!"
Insieme  si misero alla ricerca del lupo. Una volta avvistatolo che dormiva ancora profondamente sotto l’albero, mamma capra, senza esitare, gli apri la pancia con le forbici e liberò i suoi sei caprettini che erano ancora vivi. Poi, aiutata da tutti loro, cominciò a trasportare un bel mucchio di pietre e le introdusse nella pancia del lupo, ricucendone il tutto per bene. Appena il lupo si svegliò cominciò ad accusare una gran sete e si recò  vicino ad un pozzo per abbeverarsi.  Questo gli fu fatale! Vi si sporse un po’ troppo al punto tale che il  peso delle pietre lo trascinò giù  e qui annegò.
Mamma capra e i sette figlioletti festeggiarono allegramente il lieto fine della storia.

MORALE
: Bisogna sapere che ad ogni azione  non positiva  corrisponde una reazione uguale.  La favola insegna che, se qualcuno reca danno ad altri, verrà, prima o poi, ripagato con la stessa moneta. Dice un vecchio e saggio proverbio: Chi la fa, l’aspetti
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Come avere capelli lucidi, morbidi e setosi

02:44 Posted In Edit This 0 Comments »
Chissà quante volte avrai speso un bel po’ di soldi per fare dei trattamenti  speciali ai tuoi capelli, pur di vederli lucidi, morbidi e setosi. Bene, sappi che puoi ottenere tutto questo in casa con una modica spesa.  Con pochi ed elementari ingredienti,  i tuoi capelli potranno riacquistare la lucentezza e la brillantezza dei tempi passati. All’acqua calda  e al solito shampoo  ti basterà aggiungere  solo una normale  birra in lattina. Non c’è bisogno di  acquistarne una costosa, ma la più economica che trovi nei supermercati.

Devi sapere che le proteine in essa contenute aggiungeranno volume, idratazione e protezione ai tuoi capelli,  specie se si presentano danneggiati  dal sole, dal  cloro, dall’inquinamento nonché  dai prodotti chimici che spesso siamo soliti usare. Per non parlare  poi anche degli zuccheri presenti in questa bevanda, unitamente alla vitamina B, che sono una garanzia di lucentezza e brillantezza. Vediamo dunque come dovresti operare. Lava i tuoi capelli come hai sempre fatto, usando il solito shampoo. Poi tamponili con un asciugamano  e rimuovine  alla meglio l’umidità in eccesso. Quindi prendi la lattina  di birra (deve essere a temperatura ambiente),  e versane una piccola parte sui capelli. Con un pettine a denti larghi cerca di fare in modo che possa distribuirsi bene su essi.

Continua a riversarne lentamente altra fino ad esaurimento. Una volta distribuito l’intero contenuto, massaggia, quanto più puoi, con le dita delle mani il cuoio capelluto e poi procedi, sempre massaggiando, dalle radici alle punte dei capelli. Lascia che la birra vi sosti per un 6-7 minuti e poi risciacqua i capelli usando solo acqua fredda. Terminato il risciacquo non ti resta  che fare una normale asciugatura.  A conclusione del tutto, ammira e deliziati della lucentezza, della brillantezza e della sofficità  dei tuoi capelli!

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COME SBARAZZARSI DI TOPI E SCARAFAGGI SENZA PRODOTTI CHIMICI

14:43 Posted In Edit This 2 Comments »
Se si abita in campagna si è più facilmente vittime della presenza in casa di topolini e di scarafaggi.  Con questo non si
vogliono affatto escludere anche le abitazioni di città.  Per liberarci e delle une e delle altre presenze sgradevoli possiamo porre in campo dei metodi ecologici, che sono innocui per le persone e gli animali domestici. Cominciamo con i primi animaletti. Se ci si vuole sbarazzare, senza peraltro ucciderlo, di qualche topino che viene a farci “visita”, basterà mettere in un secchio un paio di dita di birra. Aggiungere poi un pezzo di legno che, partendo dal pavimento, arrivi fino all’imbocco del secchio per permettere al topo di camminare su esso e portarsi
all’interno del contenitore. Il topo, una volta caduto nella birra, ed essersene abbeverato, ne resterà mezzo tramortito ed ubriaco. Lo si potrà così facilmente trasportare fuori dal proprio ambiente, in un luogo abbastanza lontano.
Ultrasuoni
Se non te la senti di fare questo, puoi intervenire semplicemente con il famoso sistema  degli strumentini ad ultrasuoni. Sono degli “aggeggini” che, inseriti  nella presa di corrente, emettono dei suoni che vengono percepiti chiaramente dai roditori. Essi nel giro di pochi giorni lasciano il campo, lo sgombrano dalla loro  non certamente gradita presenza. Tieni conto che devi comprarne uno che si adatti perfettamente alla tua superficie quadrata. Ce ne sono con un raggio di azione  pari ad una superficie di 45 mq, oppure di 90 mq e via discorrendo fino a raggiungere superfici quadrate di oltre 300mq.  

BIRRA
E passiamo agli scarafaggi. Diciamo subito che anche per questi animaletti andrebbero bene gli strumentini a ultrasuoni di cui abbiamo detto in precedenza. Sappi comunque che gli scarafaggi amano vivere e proliferare  molto nei luoghi bui e umidi. Sono attratti particolarmente dall’odore del cibo e dalle pozze di acqua stagnante. La prima cosa che devi fare è capire da dove fuoriescono e cercare di stuccare tutte le fessure murali esterne ed interne che trovi, specie a livello di pavimento.  Se non vuoi usare gli ultrasuoni puoi adottare il sistema della birra. Imbevi un pezzo di pane nella birra, disponilo in un barattolo di latta e cospargine l’orlo di vaselina. Lo scarafaggio, attratto dalla birra, una volta entrato nel contenitore, non ne potrà più uscire.

ACIDO BORICO
C’è ancora un altro sistema naturale  che puoi approntare contro gli scarafaggi.  Si tratta di esche di acido borico sotto forma di palline. Sia inteso però che non devono esserci animali domestici in casa. Come si fanno le palline? Compra in farmacia dell’acido borico in polvere. Una volta a casa unisci in parti uguali (magari usa un misurino) la polvere di acido con la farina, lo zucchero e un po’ di latte.  Infila i guanti di lattice alle mani e lavora l’impasto. Con esso farai delle palline della grandezza di una ciliegia, che disporrai in vari angoli nascosti  della casa, specie ad esempio, dietro la lavatrice, il frigo, il lavello, i mobili e via discorrendo.  Il trattamento dovrà durare circa un mese o poco meno. Passato questo  periodo, in casa tua non ci sarà più l’ombra di uno scarafaggio.
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COME LIBERARCI DELLE LUMACHE

11:04 Posted In Edit This 0 Comments »


Oggi l’impiego indiscriminato e irrazionale di prodotti chimici nel nostro orto o giardino è un grosso e serio problema ambientale che non  va sottovalutato.  Questo viene ormai ripetuto da anni e anni. Il  continuare a procrastinare interventi che non s’indirizzino verso un’esclusione dell’uso e dell’abuso dei prodotti chimici, ma verso l’impiego  di prodotti naturali o biologici, non può che aggravare la situazione già abbastanza seria , specie se ci riportiamo col pensiero  all'inquinamento delle falde acquifere e alla riduzione di quella microflora che naturalmente è, o dovrebbe essere, presente nei nostri terreni.  Proprio in risposta a quanto detto, vediamo quali  metodi naturali dobbiamo attivare, ad esempio, in caso di invasioni di lumache nei terreni e sulle piante.

Intervento con la birra
Innanzitutto, come avrai  già da più parti sentito dire, uno dei tanti interventi naturali, da considerarsi molto efficace, per non dire eccezionale, contro le lumache, è rappresentato dalle famose trappole a base di birra.
Basterà posizionare, massimamente la sera, in alcun punti del giardino o dell’orto un piatto di plastica cupo, o una tazza o ancora un bicchiere di plastica interrato, con dentro un 2/3 di birra. Le lumache, che sono ghiotte di questa bevanda, vengono attratte dal profumo e vi cadono dentro, annegando.

Intervento  col decotto
Se  vuoi un intervento  diretto sulle piante, devi invece fare uso di un liquido naturale antilumache. Ricorri pertanto  al decotto di lumache morte. Vediamo come approntarlo.  Vai alla ricerca di lumache morte, raccoglile e mettile in un recipiente nel quale verserai dell’acqua bollente.  Lascia riposare il tutto per circa  4-5 giorni. Poi filtri  il liquido e, una volta  pronto, versalo in un innaffiatoio. Con  esso irrora  le piante che t’interessano e vedrai che le lumache si terranno ben lontane da queste piante, perchè questo tipo di liquido è un ottimo deterrente per una nuova ospitata.
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LETTERA A MIO FIGLIO SULLA FELICITA'

07:33 Posted In Edit This 0 Comments »
di... Sergio Bambarén

"Non dimenticare mai che l’amore che provo per te è come il vento: non potrai mai vederlo, ma potrai sempre sentirlo… Ovunque sarai.


Il segreto di un’esistenza felice e realizzata dipende dalla direzione che si sceglie.

E la chiave, figlio mio, è imboccare la tua strada, nessun’altra, solo quella che ti detta direttamente il cuore. Ascolta sempre la voce del cuore: sarà lui a dirti chi sei.

La vita è breve… Perdona in fretta, bacia lentamente, ama davvero, ridi sempre di gusto… E non pentirti mai di qualsiasi cosa ti abbia fatto sorridere, oppure piangere.

Se cadi, rialzati, affronta le avversità e trova sempre il coraggio di proseguire. Fai della tua esistenza qualcosa di spettacolare.
La sola battaglia che non puoi vincere è quella che non vuoi combattere…

Abbandona il tuo guscio di certezze, esci dal coro. Abbatti tutte le pareti che hai innalzato intorno a te. Sii libero, lascia che il tuo spirito voli verso il tuo destino.

Posso confidarti un segreto? Non importa quanti anni vivrai, ma come li vivrai. Dai valore al tuo tempo.

Trova ogni tanto il coraggio di spezzare la routine e ritagliati un istante per goderti le piccole meraviglie della Natura: soffermati ad ammirare un tramonto, stupisciti davanti al volo di un colibrì…

Vivere in pace, figlio mio, è rispettare le opinioni altrui e dare molto, molto di più di quanto si prende.
Puoi sentirti vecchio pur essendo soltanto un ragazzino se non vivi un giorno per volta, se smetti di sognare, se vendi il tuo spirito in cambio del conforto della sicurezza.

Un’ultima cosa prima di concludere questa lettera: cerca sempre di scoprire il mondo con i tuoi occhi, e non attraverso quelli degli altri. Solo così potrai trovare la verità."


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Abbiamo imparato…(Martin Luther King)

Le ciliegie contro gli attacchi di gotta

10:42 Posted In Edit This 0 Comments »
Molti studi condotti nel campo della gotta hanno dimostrato un forte legame tra i prodotti del ciliegio e il sollievo dei sintomi della gotta. Pare che chi sia affetto da questo male possa trovare molto giovamento nel consumo di ciliegie. Anzi sia  le  ciliegie, che  le amarene, le more, le fragole , le bacche scure sono da considerare al momento i migliori alimenti possibili in questo campo. Questi frutti  contengono un bassissimo livello di acido urico, nonché antiossidanti naturali capaci di neutralizzare  ed eliminare l'acido urico nel sangue. Riguardo alle amarene, i suoi effetti terapeutici contro il mal di gotta  sono stati scoperti per caso da un medico.

Il dott.Ludwig W. Blau
Si era nell’anno 1950, in Texas. Qui un certo dott. Ludwig W. Blau era da tempo affetto da mal di gotta, ad uno stadio così grave da essere costretto su una sedia a rotelle. Egli, mangiando una ciotola di ciliegie nere, notò che i suoi dolori al piede si calmavano. Pensò di verificare questa sua ipotesi, decidendo di assumere sei ciliegie al giorno. La conclusione fu che cominciò ad alzarsi addirittura dalla sedia a rotelle. Quando fu certo che l’ipotesi formulata rispondeva al vero, si decise a  fare il suo primo rapporto al centro di Biologia e Medicina della sua zona. Gli esperimenti vennero condotti anche su dodici persone che avevano la gotta. A queste persone fu fatto mangiare mezzo chilo di ciliegie amarene o l'equivalente di succo di ciliegia al giorno. Bene, i risultati furono positivi per l’intero gruppo di soggetti trattati.
Da allora tanti altri studi sono seguiti e tutti in sostanza hanno dato la prova evidente che mangiare ciliegie aiuta il nostro corpo a combattere la gotta. Di qui la segnalazione in campo scientifico dell’efficacia non solo delle amarene, ma anche di fragole, di mirtilli e di tante altre bacche rosso-blu nel trattamento  della riduzione dei sintomi della gotta. Basterà un mezzo chilo di ciliegie per alleviare i sintomi della gotta. Qualche medico è del parere che è sufficiente anche l’assunzione giornaliera per via orale di un cucchiaio di concentrato di ciliegia per raggiungere risultati positivi.
Per saperne di più:
 La gotta malattia sottovalutata
Rimedi naturali contro la gotta

Come fare la pittura su stoffa con i bambini

11:57 Posted In Edit This 0 Comments »
Si avvicinano le vacanze  pasquali  ed è interessante creare insieme ai bambini tanti soggetti pasquali, una volta insegnato loro la tecnica di pittura su stoffa.  Intendo riferirmi a quel tipo che si avvale del procedimento a stampa, sia su stoffa che su cartoncino,  in quanto  molto  adatta ai bambini.  Può effettuarsi con il sistema degli stampini di patate, usati a mo’ di timbri.  Quest’ultimi,  accostando più volte un medesimo soggetto,  permettono ai piccoli di realizzare con la massima facilità tanti motivi decorativi.  Vediamo come procedere.

Materiale
Il materiale da usare, o meglio da approntare sul piano di lavoro, consiste in una serie di piatti in plastica, alcune patate  (il tipo oblungo), un coltello a punta (tipo quello che si usa per le bistecche), un pezzo di stoffa o un cartoncino doppio, una matita e i colori specifici per stoffa.  In un primo momento lasciamo che i bambini  siano, per certi versi, dei collaboratori e, per altri versi.  dei semplici  spettatori. 
Prendiamo dunque una patata e,  dopo aver fatto scegliere ai bambini il soggetto da rappresentare, tagliamola a metà,  in senso orizzontale se il disegno  è abbastanza contenuto nelle dimensioni, tipo stella, fiore, pulcino. In caso contrario, come,  ad esempio, per un abete o altro soggetto similare, la patata andrà tagliata, a metà, in senso verticale. Siccome non è possibile far usare il coltello ai bambini,  riserviamo questo compito  a noi adulti come a noi, in un primo momento  di dimostrazione pratica, spetterà disegnare il soggetto  sulla faccia della patata.  Una volta che questo sarà riprodotto con un semplice  tratto di matita, bisognerà far uso del coltello a punta per scalfire in profondità la “faccia” della  patata, lungo i contorni del disegno, eseguito a matita.
Fatto ciò, prendiamo  un piatto di plastica, nel quale versiamo un po’  di colore, quello più consono  al soggetto scelto. Dimostriamo ai bambini come impregnare la patata nel colore e come successivamente premerla sulla stoffa o sul cartoncino per avere lo stamp del disegno.
Dello stesso soggetto si possono avere più disegni in successione o si possono alternare disegni differenti con altrettanti  differenti timbri. Per avere una collaborazione  più partecipata da parte dei bambini si possono usare  anche  gli stampini o le formine per biscotti, senza dubbio più maneggevoli, più veloci  e più pratici.
Ce ne sono di tantissime forme e di  materiale diverso: quelle in plastica sono particolarmente adatte alla pittura su stoffa. Basterà imbere  nel colore la formina scelta, premerla sulla stoffa  e, una volta ottenuti i contorni del disegno, si può, volendolo, munirsi di un pennello e colorare gli interni.
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Rimedi naturali contro la gotta

02:47 Posted In Edit This 1 Comment »
Premetto che quanto dirò ha scopi meramente informativi ed è ben lungi dal sostituirsi ai consigli di un medico, che va sempre interpellato  in quanto unica persona idonea ad intervenire in modo mirato ed efficace contro la gotta.
Cominciamo col capire come e perché avviene l’accumulo di acido urico? Uno dei tanti fattori che ne determina l’accumulo è un deficit di risposta da parte dei reni. I cristalli di acido urico presenti nel sangue, non smaltiti da questi ultimi attraverso l’urina, vanno ad accumularsi nelle articolazioni, causando gravi e non lievi episodi di dolore, con formazione anche di possibili calcoli renali. Questo aumento di cristalli può essere causato anche da un eccessivo consumo, da parte del soggetto, di alimenti  ricchi “purine”, cioè di molecole organiche che, se non smaltite, si cristallizzano proprio nelle articolazioni.
Quali sarebbero gli alimenti che presentano un elevato contenuto di purine?
Ne nomino solo alcuni come alici, acciughe, sardine, crostacei, organi interni degli animali (fegato, cervello ecc..), estratti di carne, selvaggina, salumi, funghi, legumi, broccoli, salumi ed insaccati in genere.


Gestione gotta
Ma come  è possibile gestire la gotta? Innanzitutto con i farmaci adeguati prescritti dal medico reumatologo, da alcuni rimedi naturali e da una dieta a basso contenuto di purine.
A livello di rimedi naturali vediamo,  ad esempio, cosa potresti fare nel trattamento iniziale di un attacco di gotta al piede. Un buon punto di partenza potrebbe essere quello di tenere in elevazione la tua gamba.
Dovrebbe essere posizionata in maniera tale da trovarsi  più in alto della traiettoria del tuo cuore. Questo potrà essere  di valido aiuto al gonfiore e alla sensazione di pulsazione che spesso accompagnano la gotta del piede. Potresti anche pensare di intervenire con un impacco di ghiaccio.
Disponi sempre il piede in posizione alta e poi applica su esso l’impacco. Oppure ci sarebbe il vecchio rimedio  della nonna, quello che farebbe uso di un impiastro, un impiastro composto di semi di lino e di carbone attivo. Quest’ultimo  elemento lo puoi trovare senza problemi nelle farmacie e nei supermercati. Con questi due ingredienti, più l’acqua calda, devi fare una specie di  poltiglia e, una volta pronta, applicarla sul  piede, dove  avverti il dolore.
Il carbone attivo può essere usato  anche da solo, sciolto in una bacinella d’acqua calda, in cui si potrà immergere il piede, lasciandolo in ammollo almeno per una quarantina di minuti. Post correlati:

La gotta malattia sottovalutata
Ciliegie contro la gotta

La gotta: una malattia sottovalutata

03:57 Posted In Edit This 0 Comments »
La gotta, o iperuricemia, è una forma di artrite che colpisce in genere le estremità del corpo, massimamente l’alluce del piede e le dita della mano, ma anche  il polso, il gomito, il ginocchio e la caviglia. Queste parti, a seguito dell’infiammazione, si presentano arrossate, gonfie, calde al tatto e assai dolenti.
Ma quale sarebbe la causa o le cause della gotta? La gotta, in genere, è innescata da un eccesso di acido urico nel sangue.
E’ una malattia  alquanto subdola e  abbastanza  sottovalutata.  Spesso non si eseguono i necessari accertamenti.
Gli uomini sono leggermente più a rischio delle donne.  
L'evoluzione della gotta tende a snodarsi attraverso quattro stadi. La fase prima, diciamo d’inizio,  detta “iperuricemia  asintomatica”, è quella in cui il soggetto iperuricemico non  rileva sintomi di alcun genere e quindi la malattia  è molto silente. Ad essa segue la fase, detta “artrite gottosa acuta”, durante la quale l'iperuricemia  comincia a fare i suoi primi danni, in quanto deposita nelle articolazioni i primi cristalli di acido urico.

Tuttavia pur accusando degli attacchi acuti di gotta, il soggetto non vi dà molta importanza perché sono episodici , sporadici ed occasionali. Tra l’uno e l’altro attacco infatti vi è sempre un intervallo di tempo più o meno lungo. A volte l’infiammazione e il dolore scompaiono  nel lasso di tempo di tre giorni, altre volte durano un pochino  di più.
Al tutto segue uno stadio  di pausa vera e propria che viene denominato “intervallo di gotta” o “fase intercritica”. Anche in questo stadio non si può dire che ci siano dei sintomi eclatanti  della malattia.
La funzionalità articolare stessa  appare  normale e  non compromessa  fino a quando non arriva il patatrac… ossia l’ultima fase, detta fase  della “gotta cronica tofacea”.
La gotta si è purtroppo cronicizzata e impiantata ad hoc. I suoi “tofi” trovano una localizzazione nei piedi, nelle mani e nei gomiti.
Cosa sarebbero questi “tofi”? Nient’altro che formazioni di depositi di acido urico mischiati al  sodio, quindi di consistenza abbastanza pietrosa e di dimensioni variabili. Per il soggetto gottoso inizia così la fase più invalidante, con danni seri e permanenti alle articolazioni.
Per approfondimenti:
Ciliegie contro la gotta
Rimedi naturali contro la gotta

Perdere peso con la dieta giapponese

07:31 Posted In Edit This 0 Comments »
La dieta giapponese è stata studiata in modo da conseguire una perdita di peso che va dai 7 agli 8 kg in un paio di settimane, ma, a quanto si dice, e ciò che forse più conta, essa è tale da evitare l’effetto yo yo, cioè un rapido recupero dei chili persi. Tale perdita resterebbe per ben 2-3 anni, senza fare grandi sacrifici alimentari. La dieta è diventata popolare in tutto il mondo a seguito di ricerche scientifiche che sono state fatte sugli ultracentenari dell’isola di Okinawa e che hanno portato a concludere che il segreto di tanta longevità non sarebbe una questione di ordine genetico, quanto e soprattutto una questione di sane abitudini alimentari e parimenti di un perfetto stile di via.

Abitudini alimentari
Diciamo subito che tra gli alimenti che vengono usati nella dieta giapponese c’è massimamente il pesce, come salmone, sgombro, tonno e sardine, ovvero tutti quei pesci con un alto contenuto di omega-3. 
Ad esso poi si affianca un altro alimento primario molto importante: il riso. Non c’è pasto giapponese, inclusa la colazione, che non sia accompagnato da una ciotola di riso bianco, cotto a vapore. Ma con questo non si vuol dire che vengono a mancare le verdure, la frutta, i prodotti di soia, il tofu ecc… In verità la dieta è ricca anche di peperoni, pomodori, melanzane, zucchine, cipolle, fagiolini, lattuga, carote, spinaci e via dicendo.
Invece il pane e i prodotti lattiero-caseari, tanti usati nella nostra dieta mediterranea, trovano poco spazio. La carne è presente, ma non come portata principale. Essa accompagna solo altre pietanze.

Stile di vita
Per quanto attiene poi allo stile di vita, molto importante nella perdita di peso, c’è da dire che i giapponesi sono soliti mettere in essere un’attività fisica, che, benché basata su azioni semplici e prettamente giornaliere, come il camminare e il salire le scale, porta ad una perdita di chili. La dieta dura solo 13 giorni. I pasti vanno accompagnati da acqua naturale, non gassata, e l’avvertenza è di consumarne circa 2 litri. Può essere ripetuta una sola volta nell’anno. Sono da eliminare, durante l’espletamento della stessa, alimenti come zucchero, sale, prodotti dolciari e bevande alcoliche.

Porzioni
Uno sguardo particolare va dato alla quantità, cioè alle dimensioni delle porzioni. In proposito deve valere un vecchio detto giapponese che recita testualmente: "hara hachi bu" (cioè “pancia piena all’80%”). Che vuol dire? Che devi alzarti da tavola prima di essere al 100 x100 sazio. Tieni conto che la dieta è a basso contenuto calorico. E’ bene quindi, prima di iniziarla, che tu consulti il  medico.

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